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Sport, sviluppo e pace: da Suceava all'Italia "vi racconto una storia"

Il 6 aprile si celebra la Giornata istituita dall’Onu. Il diario di Loredana Barra dal confine Romania-Ucraina, con Vivicittà per la pace

 

Come riconoscimento al contributo positivo che lo sport può avere sulla realizzazione dello sviluppo sostenibile e sull’avanzamento dei diritti umani, il 6 aprile è stata proclamata la Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace dall’Assemblea Generale dell’ONU con la risoluzione 67/296 nel 2013. La ricorrenza celebra i primi Giochi Olimpici moderni del 1896. 

In un mondo carico di tensioni geopolitiche, questa ricorrenza offre l’opportunità di valorizzare lo sport come risposta per la pace. L’Uisp, fin dalla sua nascita, promuove i valori legati allo sport sociale, inclusione, solidarietà, parità di genere, diritti per tutti. Continua a farlo in questo periodo difficile, che a due anni di pandemia planetaria, vede aggiungersi oggi una guerra con il suo portato di vittime civili, persone in fuga e distruzione.

Proprio per far fronte a questo dramma si moltiplicano le iniziative sul territorio per accogliere e includere le persone in fuga dalla guerra in Ucraina, in particolare bambini e ragazzi. L’Uisp ha lanciato da subito la campagna #SportAgainstWar, insieme a Amnesty International Italia, Assist Associazione Nazionale Atlete, Sport4Society e Usigrai, che raccoglie le voci dello sport unite contro la guerra, ma anche proposte di sport e solidarietà rivolte alle persone giunte in Italia dall’Ucraina.

Domenica 3 aprile Vivicittà, la corsa per la pace dell'Uisp, si è disputata anche a Suceava, cittadina rumena al confine con l’Ucraina, che in queste settimane ha accolto tanti bambini e famiglie in fuga dalla guerra:  aiuti e medicinali sono stati portati da una delegazione Uisp composta da Daniela Conti, responsabile Politiche per la cooperazione; Loredana Barra, responsabile Politiche per l'educazione; Sergio Pannocchia, giornalista e responsabile comunicazione Uisp Roma; Alessandro De Paolis e Alberto Ricci, dirigenti Uisp Roma. 

Loredana Barra, responsabile politiche educative e inclusione Uisp e presidente Uisp Sassari ha raccolto in un diario il suo Vivicittà di confine. Eccolo:

"Vi racconto una storia... di una bambina che non voleva passare il confine... piangeva e tirava la mano della mamma verso l'Ucraina, mentre la mamma cercava di andare dall'altra parte, verso la Romania. A Siret, il punto di confine con la Romania succede questo. Mi avvicino e le do un peluches e un succo che abbiamo comprato qui, dei dolcetti. La guardo e sorrido, col cuore già spezzato in due. Lei mi guarda e mi abbraccia... sorride anche lei. Il sorriso è l'unico modo per affrontare le cose più difficili, perché contagia. Parto da qui per raccontare le mie giornate e quelle della delegazione Uisp a Suceava dal 2 al 4 aprile per organizzare Vivicittà, al fianco dell’associazione rumena….

Primo giorno. Partire per noi sardi è un po' come morire, nel vero senso della parola. Per mancanza di coincidenze parto alle sette del mattino da Alghero per arrivare a Fiumicino alle 8. Aspetto con pazienza i miei compagni di viaggio che abitano a Roma per partire verso la Romania alle 19.15. Ho imparato il tempo dell'attesa... 11 ore. Arriviamo alle 22.30 ora locale a Bacau, a 140 km da Suceava. Tre ore di viaggio in macchina, perché la Romania non ha costruito autostrade per timore dell'attacco russo. Si vive nel timore di un uomo prepotente che vuole decidere sopra le teste di altri uomini. Tagliandole magari, se si sollevano un po' di più. All'aeroporto ci accoglie Mihiai, rumeno, di madre ucraina, professore di educazione fisica e impegnato socialmente in questa emergenza. Due ore di racconti, paure, emozioni che vibrano nell'abitacolo. Per loro è la prima volta che accolgono. Sono stati migranti fuggitivi ma non terra di accoglienza. Sono 70mila i profughi che sono arrivati in questi piccoli paesi di confine... stanno in bilico tra un paese e l'altro sperando di ritornare al più presto. Mihai è molto preoccupato per i bambini, perché ha la sensazione che le loro emozioni, tutte le loro emozioni, si siano spente. Non piangono e non ridono, non urlano e non si muovono.... travolti da uno tzunami che non riescono a tirar fuori. Domani vedremo questi bimbi rifugiati. 

Secondo giorno: Oggi abbiamo fatto il cammino a ritroso da Suceava fino ad arrivare al confine. La comunità è attiva si dà da fare nonostante le scarse risorse di questo paese. Ma tanti sono i volontari che dedicano il loro tempo. I ragazzi del liceo sabato e domenica non vanno a scuola e si spargono nei campi e nei centri di accoglienza organizzati alla meglio per dare una mano alle varie comunità. Stamattina alle 9 erano già lì, pulivano stanze, rifacevano letti, giocavano con i bambini. Abbiamo incontrato Miriam,17 anni, nata e vissuta a Roma fino all'anno scorso. L'albergo italiano ha chiuso e non riuscivano più a vivere in Italia, così sono tornati in Romania, dove non è stato facile per il padre iniziare a lavorare. La comunità li ha aiutati e ora lei aiuta la comunità, con un sorriso contagioso. Non è italiana perché quando è andata via non aveva ancora 18 anni, ne aveva sedici. Ci ha detto che vorrebbe ritornare perché ha tutti gli amici lì e perché si sente italiana. Lo sei Miriam italiana, anzi sei molto di più: appartieni ad una razza che rischia l'estinzione, la razza umana. E questa è solo una delle tante contraddizioni del nostro paese. A Dumbraveni entriamo in un centro sportivo, un enorme campo polifunzionale coperto e riscaldato. Aa terra ci sono dei materassi per dormire, quei materassi ora sono "casa" di quelle donne e di quei bambini. Sono i profughi poveri. La terza ondata. Da un lato ci sono box pieni di vestiti che loro possono prendere. Gli spogliatoi sono i loro spazi di intimità. La comunità offre quattro pasti al giorno a persona. L'impatto emotivo è un terremoto. Vedere un luogo di sport trasformarsi in luogo di accoglienza, nel vero senso della parola, è quello che Uisp fa giorno dopo giorno: le regole del gioco possiamo deciderle noi. Ci dicono di fare silenzio, di guardare, mentre loro guardano questi estranei che in qualche modo hanno invaso il loro spazio... Ma l'emozione è movimento e la mia emozione è troppo forte. Non posso solo guardare. Ed è in questo momento che il mio corpo comanda alla mia mente di fare qualcosa: apro il mio zaino, tolgo il disegno di Andrea e di Gaia fatto per i bimbi ucraini, un quadernetto dell'Uisp "Movimenti insieme", dei pennarelli colorati, dei timbrini per bimbi a forma di cuore, stella, piedini, tre palloncini ... Mihai tira fuori cerchi e palloni... li poggia lì e succede una magia. Bimbi piccoli e grandi si avvicinano e insieme giochiamo, disegnamo e comunichiamo con i nostri corpi che parlano la stessa lingua. Giochiamo tanto ad acchiapparello sino a quando ci manca il fiato. E quando andiamo via una famiglia ci chiede di trovare una casa per loro ...sono in 10. Questa è la guerra... Ci spingiamo a Siret punto di confine con l'Ucraina dove a tutte le ore del giorno e della notte arrivano donne e bambini. Vengono accolti, coperti e nutriti e viene dato loro il necessario. Alcuni arrivano a piedi solo col passeggino o con i bimbi in braccio. Salgono nei pullman e li portano in uno stadio per i documenti. Se sono in regola e possono andar via li fanno andare via, altrimenti restano qui sino a quando non trovano sistemazione. Da una casa ad una tenda basta un Putin.

Terzo giorno: Oggi abbiamo organizzato Vivicittà a Suceava con i profughi ucraini presi in carico dalla comunità, per la maggior parte pre adolescenti ...una decina di bambini piccoli... correranno insieme a ragazzi rumeni. Li riconosci subito in mezzo a tutti i colori dei giochi che abbiamo organizzato per loro. E non perchè sono biondi con gli occhi azzurri... li riconosci perché stanno in disparte, con le loro mamme e nonne, li riconosci dagli occhi che ti rimandano una profonda tristezza ... Lo sport come al solito fa quello che deve fare, e loro iniziano ad ambientarsi e inserirsi, senza forzature, piano piano, rispettando le loro emozioni ...non è facile per me.Vorrei abbracciarli tutti e portarli in un posto sicuro. Come lo chiamano gli psicologi? Il circuito della fiducia? Non c'è più per loro ...spazzato via in un nanosecondo dalla cosa più disumana che esiste. Alla fine però corrono giocano e ridono. Li premiamo e loro mettono un autografo sullo striscione di Vivicittà. Mentre succede questo mi giro dalle mamme e mi accorgo che stanno piangendo, mentre guardano i loro bambini e ragazzi a cui è stato rubato il tempo per essere bambini e ragazzi... E devono crescere in fretta. Mi appoggio ad un muro e piango anche io. Chiedo alla vicepresidente di Save the children Suceava cosa posso fare di più, e lei mi dice "Prega, perché la guerra finisca adesso e gli uomini diventino più umani". Ho imparato una cosa qui, vedendo l'accoglienza del popolo rumeno. La cosa importante è donare il tuo tempo, è la cosa più importante. E' facile comprare le cose per chi ha i soldi... Più difficile è donare il tempo, lo STARE con loro, lo STARE in attesa, per quanto sia difficile... Stare è difficile. Molto difficile...

Conclusioni: Quali sensazioni provo alla fine di questa missione? Provo a descriverle attraverso due storie: una che appartiene al popolo rumeno, eccezionale e accogliente, che in un attimo è riuscito ad attivare una rete grandiosa per i profughi arrivati qui. Un popolo non ricco ma che dona tempi e spazi a chi in questo momento ne ha più bisogno. Nelle maglie dei volontari che si recano al confine c'è scritto "eccomi, sono qui per aiutarti" ...gioia e fierezza per queste persone che appartengono al genere umano. Esistono ancora, ci sono, fanno squadra e ricercano insieme ai rifugiati la loro normalità, come ad esempio ha fatto la scuola dello sport Romania che ha ospitato atleti non accompagnati e i loro allenatori per continuare a fare quello che facevano prima. Vivono nel piano superiore, imparano la lingua con Maria che si dedica a loro con una professionalità rara, lavorando in team con gli psicologi e cercando nel gioco lo strumento per imparare e per rielaborare emozioni. Molti di loro hanno assistito ai bombardamenti, si svegliano di notte in preda ad attacchi di panico, ma continuano a trovare la motivazione ad andare avanti, un passo alla volta, attraverso la possibilità di continuare a fare lo sport che facevano prima. Di tutto quello che ci raccontano della guerra dobbiamo distinguere sempre ciò che è vero: la verità la trovi in quegli occhi tristi e sguardi spenti. E qui inizia l'altra storia, quella dei bambini che si svegliano di notte e piangono perché non sono a casa loro; quello della bambina che non voleva attraversare il confine a Siret e che tirava il braccio della mamma verso l'Ucraina mentre piangeva più forte che poteva. I bambini sanno piangere molto forte. La storia della volontaria che apre il market gratuito per i profughi dentro il planetario di Suceava, che quando ci saluta piange e ci abbraccia. O la bambina diffidente accolta nel campo di calcio di Dumbraveni, in cui sono stati messi dei materassi in terra per ogni famiglia ospite, la cui casa ora è quel materasso. Dipende da quale storia vuoi sentire, perché ad un certo punto le due storie diventano storie di resilienza. La bambina che non vuole passare il confine viene aiutata ad avere coraggio con un succo e un piccolo peluches e un sorriso che la contagia come un virus ...allora ti abbraccia proprio lì nel punto di confine, sorride ti guarda e ricomincia il suo viaggio. E ti racconterei la storia dei bimbi sperduti e perduti che dormono tutti insieme in un centro sportivo che è una non casa, sono i bimbi appena arrivati, la terza ondata, i poveri... Ma si tirano fuori pennarelli e fogli per disegnare, palloni, cerchi e un timbro a forma di cuore nella mano per iniziare a giocare anche in uno spazio così...e riprendersi il sorriso che era stato rubato".

Nella Giornata mondiale dello sport per la pace Uisp Iblei, con la Asd no al doping Ragusa, ha organizzato Vivicittà Porte Aperte, all'interno della Casa Circondariale di Ragusa. Ad accogliere i volontari Uisp la direttrice della struttura, gli educatori, i volontari di Adra, che hanno condiviso con i detenuti un momento di sport e aggregazione. Anche in questa occasione si è voluto lanciare un grido di pace per il popolo ucraino, offrendo un nastro giallo ai partecipanti.

In questi giorni a Rovigo l’Uisp sta collaborando con l’assessorato alle pari opportunità e l’azienda sanitaria locale per rilasciare ai bambini ucraini i certificati medici necessari per poter partecipare alle attività di sport proposte dalle associazioni e società sportive del territorio.

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“I bambini arrivano molto spaventati, non parlano, è importante dare loro questa opportunità, coinvolgendoli nelle attività sportive”, racconta Andriy Oliynyk, medico di origine ucraine che sta collaborando a questa iniziativa promossa dall’Uisp Rovigo. “L’Uisp mette a disposizione della comunità ucraina il progetto “Famiglie stravaganti”, rivolto a bambini da zero a 10 anni - racconta Angelo Maffione, coordinatore sportello integrato Uisp Rovigo - mentre le altre fasce d'età verrà presa in considerazione da tutte le altre società sportive esistenti sul territorio, tra cui sicuramente il rugby, presso lo stadio di Rovigo”. 

“Pensiamo che sia assolutamente necessario perché ragazzi e ragazze che vengono dall’Ucraina hanno bisogno di fare attività sportiva per poter stare con i loro coetanei e sentirsi in una situazione di vita normale - ha aggiunto Erika Alberghini, assessora pari opportunità di Rovigo - Per questo abbiamo accolto la proposta dell’Uisp e cercheremo di coinvolgere quante più società sportive possibile”.

Il Nuoto Uisp Sicilia ha realizzato un video per celebrare la giornata: "lo sport unisce, lo sport è rispetto, lo sport è fratellanza, lo sport è vita, lo sport è contro ogni violenza e ogni guerra. W lo sport W la pace". GUARDA IL VIDEO

Invece, a Ravenna mercoledì 6 aprile si è tenuto il webinar, “Lo sport che fa la differenza”, parte del progetto “Pluriverso di genere – Sport e fairplay relazionale” a cura di Femminile maschile plurale Aps, Uisp Ravenna e Lugo, Psicologia urbana e creativa Aps, Psiche digitale Aps e finanziato dall’assessorato alle Politiche di genere del Comune di Ravenna con la partecipazione di ConCittadini – Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna.

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Nel corso del webinar si è parlato di come lo sport sia un’opportunità per coltivare benessere e contribuire allo sviluppo sia individuale che della comunità. Attraverso testimonianze sul campo e interventi dal mondo accademico, sono stati presi in considerazione sia ostacoli che buone pratiche per promuovere una effettiva “parità sul campo”, che consideri le reciproche specificità come risorse da valorizzare e non come motivo di discriminazione e marginalizzazione.